Carraro Finance emette una nuova obbligazione che si caratterizza per essere a tasso fisso 5,25% e per scadere nel 2030 e che sarà possibile sottoscrivere dalle ore 9 di martedì 8 aprile fino alle 17.30 di lunedì 14 aprile, salvo eventuali proroghe o chiusura anticipata, qualora raggiunga i 300 milioni di euro.
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I proventi derivanti da questa nuova emissione, stando alle dichiarazioni dell’emittente, serviranno per rimborsare in anticipo i due prestiti attualmente quotati, ossia “Carraro Fin Tf 3,75% St26 Call Eur” e “Carraro Finance Fx 7.75% Nov28 Call Eur”, e per la restante parte per coprire esigenze generali di natura aziendale.
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Entrando nel dettaglio delle caratteristiche:
-codice isin: IT0006768151
-emittente: Carraro Finance
-rating: l’emittente non ha rating
-emissione “senior”, ossia non subordinata
-cedola a tasso fisso del 5,25% con pagamento su base semestrale
-data di emissione: 17 aprile 2025
-prezzo di emissione: 100
-prezzo di rimborso a scadenza: 100
-rendimento a scadenza: per chi acquista in emissione a 100 ammonta al 5,25% lordo annuo che equivale ad un 3,885% netto
-scadenza naturale: 17 aprile 2030
-valuta: Euro per cui non ci corre il rischio valutario
-taglio minimo da 1.000 euro
-mercato di quotazione: MOT di Borsa Italiana
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È presente l’opzione call per cui l’emittente ha la facoltà di richiamare in anticipo il prestito rispetto alla naturale scadenza.
Detto in altre parole, a sua discrezione l’emittente Carraro ha la facoltà, ma non l’obbligo, di richiamare in anticipo rispetto alla naturale scadenza, e quindi di rimborsare, a partire dal diciottesimo mese successivo alla data di emissione.
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In caso di esercizio dell’opzione call, il prezzo di rimborso (redemption price) sarà diverso a seconda del momento in cui avverrà il richiamo:
-dal 17 ottobre 2026 al 16 ottobre 2027, il prezzo di rimborso ammonterà a 102,625;
-dal 17 ottobre 2027 al 16 ottobre 2028, il prezzo di rimborso ammonterà a 101,313;
-dal 17 ottobre del 2028 fino a scadenza, il prezzo di rimborso ammonterà a 100.
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Dal mio punto di vista, il rendimento non è soddisfacente per una serie di motivazioni e riflessioni che possono essere effettuate.
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Un primo motivo è che i bilanci di Carraro non sono particolarmente brillanti.
Attenzione non sto certamente affermando che Carraro rischia il default ma semplicemente che i numeri non sono particolarmente sexy.
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Un secondo motivo è dettato dal fatto che l’emittente non ha rating.
Personalmente ritengo che se l’emittente Carraro Finance richiedesse il rating, sarebbe costretto ad offrire un rendimento superiore.
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Riprendendo questi due aspetti e partendo dal presupposto che rischio e rendimento sono due facce della stessa medaglia, un aspetto interessante che emerge è che se si ordinano in ordine decrescente di rendimento offerto dai bond in Euro con taglio 1.000 (escludendo i subordinati), la classifica che emerge in fatto di emittenti è formata da Borgosesia, Romania e Carraro, come illustrato nell’immagine sottostante tratta da Skipper informatica.
Questo è un tipico esempio di come i numeri e una immagine valgono più di mille parole: si tratta di un bond che presenta un grado di rischio superiore a quanto non venga percepito e che non è sicuramente idoneo ad ogni investitore.

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Un terzo motivo è che volgendo lo sguardo ad un bond Carraro Finance già quotato con scadenza medio-lunga, emerge come attualmente il bond “Carraro Finance Fx 7.75% Nov28 Call Eur” offra un rendimento lordo annuo del 6,84% che è un valore decisamente più elevato rispetto al bond in emissione che offre un rendimento del 5,25%.
In pratica il bond in emissione offre un rendimento inferiore ma a fronte di una scadenza più lunga.
Non dimentichiamo che più lontana è la scadenza e maggiori sono i rischi (oggi una società può essere solvibile, domani non si sa) per cui all’aumentare della scadenza dovrebbe aumentare anche il rendimento.
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Un quarto motivo è che dovendo inserire in portafoglio un bond “rischioso” con scadenza 2030, personalmente valuterei un titolo di stato della Romania che presenta alcune peculiarità: un titoli di stato ha meno probabilità di andare incontro ad un default rispetto ad un bond corporate, è tassato al 12,50% e non è oggetto delle imposte di successione.
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Un quinto motivo è la presenza della call che, se esercitata, priverebbe l’investitore di un buon flusso cedolare, in un momento storico in cui i tassi di interesse potrebbero diminuire, rendendo complicato individuare una alternativa efficiente per sostituire il titolo in portafoglio.
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Riassumendo al massimo, si tratta di un ottimo bond per l’emittente mentre per un risparmiatore non mi sembra un grande affare, soprattutto in ottica di rapporto di rischio-rendimento.
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Buon investing,
Gabriele
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