Nel corso degli ultimi anni i certificati di investimento, sia a capitale “protetto” che a capitale “condizionatamente protetto”, sono diventati un prodotto finanziario sempre più presente nel portafoglio dei risparmiatori italiani.
I motivi di questo successo sono numerosi, tra cui è opportuno citare l’efficienza fiscale (recupero minusvalenze) e la possibilità di ottenere buoni ritorni sia in termini di “reddito” (flusso cedolare) che di “rendimento” a fronte di una protezione parziale o totale, che hanno spinto numerosi investitori orfani dei titoli di stato ad orientarsi verso questo prodotto finanziario.
Io stesso da anni dedico un’ampio spazio all’interno del mio portafoglio ai certificati di investimento e ne parlo frequentemente durante le mie video conferenze o gli eventi a cui partecipo come relatore.
Non è certamente un caso che il mio percorso gratuito, che quest’anno ho sviluppato insieme al Resto del Carlino e a Traderlink, sia stato dedicato ai certificati di investimento, alle loro caratteristiche e alle strategie operative.
Uno degli aspetti di cui però non si parla quasi mai, quando si affronta l’argomento “certificates”, è l’affidabilità e la solidità degli emittenti!
In questo articolo vado quindi a colmare questa lacuna, illustrandoti il rating emesso dalle principali agenzie (Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch) in merito alla soldiità e alla solvibilità degli emittenti che quotano certificati sul mercato italiano.
Come puoi constatare, il rating meno lusinghiero è attribuito da Fitch ad Ubi, che è giudicato “speculative grade”, anche se questo giudizio potrebbe mutare in seguito all’operazione Intesa SanPaolo.
Giudizi invece sicuramente positivi per numerosi emittenti, come ad esempio BNP Paribas, Natixis o Ubs ma anche per società come Vontobel o Citigroup che sono da poco entrate sul mercato italiano.
Riassumendo il quadro generale, tranne che per il giudizio di Fitch su Ubi, tutti gli altri emittenti sono stati promossi e sono considerati “investment grade” per cui i loro prodotti sono considerati idonei anche per il portafoglio del buon padre di famiglia.
Per agevolare la comprensione del rating e per poter effettuare confronti tra emittenti, allego la tabella che sintetizza la scala del rating adottata dalle principali agenzie.
Dal rating “AAA” fino a “Baa” o “BBB-” il rating è giudicato “investment grade” e la società risulta essere solvilbile.
Al contrario invece, dal gradino “Ba1” o “BB+” a scendere, il giudizio diventa “speculative grade” e diventa necessario monitorare con attenzione l’emittente.
L’immagine è tratta dal sito Wikipedia.
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